Il sogno di un mondo migliore. 3.5

CRW_23RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

Alberto, secondogenito della influente famiglia Manzari, direttore della più importate banca della città, il 29 gennaio 2015 viene arrestato e condotto in carcere con una serie pesante di accuse che vanno dal riciclaggio alla collusione con la mafia. Il padre Giovanni, politico di lungo corso, passato per tutti i più importanti ruoli da segretario di partito a sindaco, sino a diventare presidente della provincia, resta scioccato dalla notizia. Il maggiore Guido, professore di lettere in pensione, cerca di rassicurare i due nipoti, Alice e Giandomenico, e di aiutare il fratello pur ritenendolo colpevole, non solo per i crimini che gli vengono addebitati, ma per tutta la sua condotta di vita. Anche la moglie Fabia, dal quale si era separato per andare a vivere con Giada, braccio destro all’interno della sua banca, non prova per lui la minima compassione. Il commissario Landolfi vorrebbe richiuderlo per sempre in carcere e buttare la chiave, eppure in passato anche Alberto aveva accarezzato il sogno di un mondo migliore… per tutti. L’anziano genitore, forse a causa della cattiva notizia, dopo qualche giorno dall’arresto, muore.

ALICE

I guai arrivano sempre in coppia. Non bastava l’arresto di papà ci mancava la morte del nonno, l’unico serio e sano della famiglia. Si perché papà, anche se è forte come un leone, proprio normale non è. Le sue fisime, il suo lusso sfrenato ed ostentato, la ricerca della perfezione, l’asticella sempre più in alto, sempre più in alto. Per fortuna io sono rimasta con mamma, è vero che a causa della sua malattia devo più accudirla che altro, ma almeno si respira. Poi due donne stanno bene da sole, i maschi a volte sono una tortura. Però nonno… proprio non ci voleva, non ha retto, non lo dico solo io, è il pensiero che attraversa tutti. Devo respirare più lentamente, oggi solo miglio, alghe e tanta acqua. Quando l’ho visto nella bara non mi sembrava vero, è morto con il volto sofferente, lui che in vita era il ritratto dell’allegria e della salute. Ora è nel regno di Dio con la nonna, chissà cosa si diranno, si volevano bene, non come mamma e papà. E’ stato meglio che si siano lasciati, a volte è necessario, questo non condivido nella chiesa e che non si possa divorziare, il vedere il divino dappertutto. E’ ovvio Dio è in ogni luogo, permea ogni cosa, ma è vero che ha dichiarato indissolubile il matrimonio? Non è solo una delle tante trovate della chiesa? Non lo so, non è che abbia studiato tanto il catechismo, ma a parte tutto cosa c’era di divino nella loro unione, forse solo la croce reciproca di doversi sopportare, erano più i momenti di lite e di isterie varie che quelli di quiete, non dico serenità, perché quella non l’ho mai percepita e forse anche per questo non ho voluto mai stringere alcun legame con un maschio. Solo qualche scopata di sfuggita, giusto per vedere cosa si prova, non tanto, almeno per quanto riguarda le mie esperienze con quegli sbarbini dei miei amici. Se l’avessi fatto con qualcuno più esperto forse sarebbe stato meglio e non è detto che non ci provi, c’è Fabio, l’amico del cuore di papà, per esempio, che mi piace tanto ed a quanto pare è eterno single e… sempre a caccia, ma anche Luigi e Marco. Ecco, forse l’unica cosa buona che ha mio padre sono gli amici, solo che non credo di essere tipo giusto, preferiscono le donne in tacco 12 e mini e non col piercing ed anfibi. Vediamo, qualche volta si può anche trasgredire e nel loro giro ne combinano di tutti i colori, devo solo sapermi costruire l’opportunità, magari farmi consolare, ecco… è una buona idea. Cercherò Fabio e, con la scusa di essere in crisi per la morte del nonno e la galera di papà, gli chiederò di potergli parlare, magari a casa sua e… vediamo cosa succede, bisogna saperle cogliere le occasioni, non è quanto mi hai raccomandato papà? Non era a questo che ti riferivi, pazienza, ma ognuno sceglie la propria strada e poi non sono una zoccola, come invece mi pare la tua amica, anzi la tua compagna Giada, anche se con lei sono più che diplomatica, non me ne frega niente di stare a discutere, vivo e lascio vivere, non giudico e non voglio essere giudicata. Il nonno invece era una persona esemplare, metodico, preciso, saldo, non ha mai ceduto, ma si è spezzato, forse l’età l’ha reso meno flessibile, eppure ne aveva viste tante, ma il dolore dell’animo è il più lacerante. Della morte ci si fa una ragione, ma di una vita sbagliata… Anche l’omosessualità dello zio non deve esser stata facile da accettare, ma rientra nelle identità possibili del genere umano, invece la condotta di mio padre fa parte, fino a prova contraria, dei reati punibili penalmente. E’ vero che al momento è solo indagato, ma io lo so, ed anche il nonno lo sapeva, che è colpevole fino al midollo. Potrà anche essere assolto e, conoscendolo, magari ci riuscirà, ma questo non lo libera da tutto il male che ha commesso. Forse non ha ucciso, ma non ci giurerei, ho visto per casa certi ceffi e, come diceva un loro punto di riferimento, Giulio Andreotti, a pensar male a volte ci si azzecca. Devo volergli bene perché è mio padre e perché mi passa i soldi per vivere, sono realista, ma di certo non lo stimo, un po’ per quello che abbiamo passato quando era a casa, quel poco del tempo che ci dedicava, ed ora perché ci ha quasi completamente dimenticati, solo l’assegno arriva puntuale, così dice mamma e di regali ci vizia, sicuramente per farsi perdonare l’assenza, ma è meglio così, ognuno per la sua strada. Poi con lui non so mai cosa dire, cosa ne sa di me, dei miei pensieri, dei miei desideri e tormenti, è a conoscenza a mala pena della scuola che frequento e so che non condivide molto le mie amicizie, per lui troppo di sinistra. E pensare che ai suoi tempi era un rivoluzionario… ormai non esiste più né la destra e tantomeno la sinistra, siamo un miscuglio mostruoso, siamo alieni, Frankenstein, mutanti, prigionieri del Moloch. Io viaggio a zig zag, volevi una Barbie e non l’hai avuta, in compenso ora ce l’hai accanto, anche se devo ammettere che almeno nel suo campo un po’ di cervello ce l’ha, complice si potrebbe dire, ed almeno io lo dico.

DIPINTO DI VITO SAVINO

Le vendicatrici Ksenia di Carlotto e Videtta

Ksenia è il primo romanzo della serie “Le vendicatrici”, scritto a quattro mani da Massimo Carlotto e Marco Videtta. Il libro è chiuso in sé, cioè ha un suo finale, anche se i personaggi continueranno a vivere in altre tre storie ognuna con protagonista una figura femminile: Eva, Sara e Luz. Chi ha letto Carlotto, come me che li divorati quasi tutti, nota come il linguaggio non sia, ovviamente, simile ai precedenti, perché questo è il risultato del lavoro di coppia con Videtta, con il quale c’era stata la precedente e fortunata collaborazione in “Nordest”(premio selezione Bancarella), vi manca però quell’ironia e quella coloritura particolare che me l’hanno fatto apprezzare. L’idea di porre le donne al centro delle vicende è il risultato di una riflessione degli autori sul lento ed inesorabile decadimento, nella nostra società, del maschio che per restare ancorato al suo potere ed al ruolo predominante rispetto a quello femminile, che aveva fino a ieri, spesso usa la violenza nelle sue varie declinazioni. La risposta delle donne, di queste donne a partire da Ksenia, è anch’essa violenta, ma non fine a se stessa, gratuita, quanto piuttosto il modo per difendersi e non perire in questa giungla che pare sempre più esser diventata la nostra società. Ksenia è una siberiana che viene in Italia con la promessa di un marito e di una vita migliore, ma finirà in un inferno dal quale saprà risalire con l’aiuto di alcune compagne, vittime anche loro di violenza e sopraffazione, che poi saranno le interpreti principali degli altri tre episodi di quella che potremmo definire la saga delle vendicatrici. Questa prima opera non mi ha molto incantato, è ben scritta, ma è più un esercizio di stile che altro, perché manca quella passione, quell’inventiva, e non solo nella storia spesso scontata, che in altri componimenti di Carlotto ho incontrato. Frase cult:” Avevo imparato da un pezzo che le vittime mentono più dei colpevoli”.

carlot

A proposito di donne

Una delle donne più intense ed interessanti che mi sia capitato d’incontrare nelle mie letture è sicuramente Goliarda Sapienza, autrice di quel grande inno alla libertà femminile che è “L’arte della Gioia”. Chi non lo ha ancora letto dovrebbe farlo, sarebbe una maniera “intensa ed interessante” per sintonizzarsi sulla “Festa della donna”. Più della sinossi o di alcune personali riflessioni e commenti vorrei veicolarvi alcune frasi tratte dal testo per farvi entrare nello spirito del libro e del pensiero della sua protagonista.

  • Ognuno di noi è il risultato di una passato preciso e di un’educazione .. anch’io non sono buona o cattiva. Sono buona quando posso esserlo e cattiva quando mi devo difendere o difendere i miei cari.
  • … ci si innamora perché col tempo ci si annoia di se stessi e si vuole entrare in una altro.
  • Vietare all’uomo l’indirizzo materialista vuol dire proibirgli la ricerca della verità: all’infuori della materia non vi è alcun aspetto probante, non vi è scienza e neppure verità.
  • Ieri è solo servito come concime per questo oggi nuovo.
  • …sa da porre distanza con quelli che si ama.
  • Come comincia la vecchiaia?La vecchiaia è quella che ti scegli che ti convinci d’avere.
  • Sono stufa di parlare pulito e di leggere libri pieni di sogni.
  • I sogni saziano come una seconda vita
  • ..la guerra si porta sempre via i migliori.
  • L’amore tra madre e figlio è l’ultimo drammone romantico proprio perché non si può consumare.
  • Cinquant’anni età d’oro e di scoperte.
  • Nella coscienza di essere diversi c’è anche gioia…se la si scova.
  • E’ il pieno possesso delle emozioni e la conoscenza superiore di ogni attimo prezioso che la vita concede in premio, se hai polso fermo e coraggio.
  • Parlano tanto del primo amore … mentono come per tutto il resto…
  • Tra le tante cose che ho imparato nella vita mi manca quella di saper prevenire l’amore.
  • Date ad un caruso un Orlando ed un Rinaldo, fatelo sognare con parole nuove e divise nuove, fategli credere che sarà padrone e schiavo diventa senza saperlo.
  • Le cose non dette marciscono dentro di noi.
  • Bisogna trovare preziosi i sogni dell’infanzia.
  • Non seppellisci nessuno finché non hai capito quello che diceva.
  • Ogni dieci anni bisogna rileggere i libri che ci hanno formato
  • Le parole, le immagini nutrono e vanno scelte come il cibo prima di ingoiarle.
  • Bisogna mettere in pratica le teorie enunciate.
  • Il futuro, giorno per giorno, ora per ora, diventerà presente!
  • Qui abbiamo bisogno di tutti per sopravvivere.
  • L’avventura è quella che l’individuo si sceglie e non qualcosa a cui ti obbligano.
  • Ma come si deve fare per farvi capire che molti desideri vi vengono inculcati dall’alto per usarvi?
  • I poveri non hanno tempo per essere buoni.
  • Ricorda tutto del passato, le cose belle e brutte.. per prevenire almeno gli errori che si sono fatti.
  • Allora il dolore, l’umiliazione, la paura, non erano, come dicevano una fonte di purificazione e beatitudine. Erano ladri viscidi… per rubarti la gioia di essere vivi.
  • Mai rifiutarsi di vedere i lati spregevoli della vita, non conoscendoli la realtà li ingigantisce nella fantasia trasformandoli in incubi.
  • La paura e l’umiliazione sono il germe dell’odio e dell’inimicizia ed anche dell’invidia.
  • Udiamo le emozioni che gli altri suscitano in noi
  • Sperimentare ogni passo di quella passeggiata che chiamiamo vita.
  • Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire.. ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione..le più marce come sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.
  • Si può uccidere con le parole oltre che con il coltello ed il veleno.
  • La farsa se si ride troppo finisce sempre in grande amarezza.
  • Prima tempi muti erano anche in famiglia ora nel cambiamento passa un subbuglio di discorsi
  • Quello che verrà dopo… e se non sarà continueremo a coltivare il nostro orto, come diceva Voltaire, e aspetteremo i suoi frutti.