Il sogno di un mondo migliore. 4.6

_0562276050RIASSUNTO PRECEDENTI PUNTATE

Alberto, secondogenito della influente famiglia Manzari, direttore della più importate banca della città, il 29 gennaio 2015 viene arrestato e condotto in carcere con una serie pesante di accuse che vanno dal riciclaggio alla collusione con la mafia. Il padre Giovanni, politico di lungo corso, passato per tutti i più importanti ruoli da segretario di partito a sindaco, sino a diventare presidente della provincia, resta scioccato dalla notizia. Il maggiore Guido, professore di lettere in pensione, cerca di rassicurare i due nipoti, Alice e Giandomenico, e di aiutare il fratello pur ritenendolo colpevole, non solo per i crimini che gli vengono addebitati, ma per tutta la sua condotta di vita. Anche la moglie Fabia, dal quale si era separato per andare a vivere con Giada, braccio destro all’interno della sua banca, non prova per lui la minima compassione. Il commissario Landolfi vorrebbe richiuderlo per sempre in carcere e buttare la chiave, eppure in passato anche Alberto aveva accarezzato il sogno di un mondo migliore… per tutti. L’anziano genitore, forse a causa della cattiva notizia, dopo qualche giorno dall’arresto, muore, al suo funerale vanno in tanti ad omaggiare un uomo dai sani e saldi principi. Le indagini proseguono e l’accaduto sembra aver incrinato alcune delle certezze dei protagonisti

Fabia

Non ce la faccio più! Non ce la faccio più! Non ce la faccio più! Ora basta, basta! Che senso ha tutto questo? Voglio essere aspirata nel vortice, subito, ogni secondo che passa è soltanto inutile. Non ha senso tutto questo, non ha senso e nemmeno significato. Non è possibile continuare, devo iniziare a remare contro, procedere per la giusta strada senza rimpianti e recriminazioni. E’ solo un monologo pietoso e neppure condivisibile, devo provvedere a me stessa, nessuno mi potrà nascondere alle mie responsabilità. Basta, non ce la faccio più! Lo so, sono monocorde, ma cosa posso farci se la mia vita è schiacciata dal dolore, un dolore immenso da non riuscire più a tollerare. Perché mi sono ridotta così? Che colpa ho, cosa ho mai fatto? Nulla non è colpa mia, anche se sono io a pagarne le conseguenze. Mi sto accartocciando, anche il respiro si è ridotto e le gambe sono legnose, il pensiero lento e la morte sempre accanto, unica fedele, stronza, compagna. Il suo alito è fetido, la sua vista ripugnante, il suo richiamo irresistibile, ormai è parte di me, non mi molla nemmeno di notte, popola i miei incubi e mi sveglia con il suo bieco bacio. Ditemi si può vivere così? Giorno dopo giorno la stessa speranza delusa e la melma spalmata addosso…non merito di essere liberata per sempre… aiuto, non ce la faccio più, liberatemi! Non auguro questo nemmeno al più grande criminale della terra, al diavolo in persona, perché tutto questo inutile dolore è pura follia. Un dolore gratuito, spropositato, che ti annienta, ma non ti finisce, ditemi dov’è l’inventore, chi il perfido criminale: il diavolo in persona? Dove sei maligno? Dove sei? Vieni fuori se hai il coraggio, combatti, non nasconderti com’è tuo costume, se sarò sconfitta almeno perirò e mi libererò per sempre. Come siamo ridicoli, anche quando stiamo bene, ci creiamo situazioni di malessere, il male sociale, il sistema si è dimostrato fallato, incapace di distribuire ricchezza ma solo debiti alle classi medie e agi e privilegi soltanto a minoranze con ricchezze gigantesche ma scandalosamente in poche mani ! per offrire oggi …solo miseria… precarietà e riduzione generalizzata dell’ offerta sociale complessiva ! Ecco, ogni tanto riemergono dalle nebbie le mie divagazioni politiche, per fortuna, mi distraggono, anestetizzano per attimi il tormento. E se riprendessi le aspirazioni giovanili? Non ho la forza, sono prosciugata, scavata, essiccata e sconclusionata. Uccidetemi vi prego e regalatemi la tomba sulla cui lapide scrivete: ora vive!

In memoria di un amico

Te ne sei andato via in avanscoperta per esplorare territori a noi ancora sconosciuti. Avremmo voluto che restassi ancora, ma in fondo cosa sono alcuni anni di fronte all’infinità del tempo?  Questo lenisce un po’ il mio tormento, anche se non potrà placare quello dei tuoi cari, segnati  dalla tua dipartita precoce. Hai vissuto, comunque hai vissuto, e per tanti sei stato un amico, un consigliere, un esperto ed anche un maestro. Una vita impegnata ed impegnativa, mai giocata al risparmio, piena di gioie e soddisfazioni, ma anche di sconfitte e tribolazioni, un po’ come per tutti, ma le tue erano uniche perché appartenevano solo a te. Le lacrime si stanno asciugando, ma i ricordi, le idee ed i progetti resteranno in vita se sapremo rinverdirli. Questo ci tocca, se vogliamo prestar fede al giuramento del comune sentire, ci sembrerà di averti ancora accanto ad incitarci, studiare ed organizzare. A presto Dino, un saluto ed un abbraccio.

21 giugno giornata della Sclerosi Laterale Amiotrofica

Il 21 giugno è la giornata mondiale sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica. Questa terribile malattia la associo all’avvocato Camillo Colapinto, che per primo nella mia città, subendola sulla sua persona, l’ha fatta conoscere alla pubblica opinione in tutta la sua devastante gravità. Camillo Colapinto è stato protagonista di una doppia battaglia quella contro l’incalzare della malattia, che lentamente lo privava delle funzioni vitali, lasciando però inalterate le sue notevoli capacità intellettive, e quella per la tutela dei diritti, per la ricerca nell’ambito della cura e per il miglioramento dell’assistenza al malato. Camillo si è spento a soli 60 anni nel 2006 ed anche per suo merito l’informazione e l’attenzione attorno alla malattia è aumentata. L’AISLA, l’associazione della quale lui è stato presidente regionale, monitora periodicamente l’evolversi della ricerca, delle cure nonché fornisce supporti ai malati ed ai loro familiari. Voglio ricordare Camillo Colapinto con le sue parole, esse ci faranno cogliere appieno il peso della malattia e di controcanto il valore indescrivibile della vita. “Direi che nella SLA il dolore fisico non rappresenta, generalmente, la componente più significativa. Esso è dato dalla crescente stanchezza, dai crampi, dalla spasticità, dalla immobilità, a cui vanno probabilmente aggiunte anche l’eventuale insonnia e la stipsi. Preponderante è invece la sofferenza psichica, più difficile da descrivere, catalogare, misurare, lenire, in quanto vissuta e sperimentata in modo diverso da individuo a individuo, in ragione della personalità, del grado di cultura, del contesto familiare, economico e sociale nel quale ciascuna delle vittime è inserita. Il dolore psichico è provocato dall’ansia per la paura del dolore, la paura della morte, la paura dell’ospedale, la paura degli interventi chirurgici, dai problemi familiari, dalle difficoltà finanziarie, dall’incertezza del futuro. Ma altra significativa componente della sofferenza psichica è la depressione, derivante dalla constatazione del fallimento delle cure, dalla rapidità del decorso ingravescente della malattia che comporta anche l’alterazione dell’aspetto fisico, dalle difficoltà burocratiche, dalla mancanza di aiuto da parte della parentela, dal rarefarsi delle visite degli amici, dalla irreperibilità dei medici, dalla impossibilità di controllare il proprio corpo. Quest’ultimo aspetto non significa solo la paralisi degli arti inferiori e superiori (assicuro che questa circostanza è paradossalmente, a ben vedere, la meno preoccupante), ma, in particolare, la perdita di contatto con il cibo per la impossibilità di ingoiare, l’impossibilità di poter parlare e dialogare, e la terribile sensazione di soffocare per la insufficiente capacità respiratoria. Non è finita. La depressione viene causata, inoltre, dalla constatazione della perdita di ruolo nella famiglia, dal calo di prestigio sociale, dalla cessazione dei lavoro…” Un po’ di strada s’è fatta, ma c’è tanto da pedalare, tu ora puoi farlo lassù…