Fulvio Ervas. Se ti abbraccio non aver paura

 Questo libro ha qualcosa di magico…per me. Ho ascoltato l’intervista al suo autore in quella interessante ed autorevole trasmissione radiofonica di radio tre Fahrenheit e poi l’ho ritrovato qualche giorno dopo a casa portato da una cara amica. L’ho letto tutto d’un fiato, mi ha avvinto sin dalle prime pagine, è una bella storia, anche se parla di disabilità ed autismo. E’ un pezzo della vita di un padre: Franco e del suo figlio autistico Andrea, in un momento particolare fuori dal quotidiano e dalle regole, il loro viaggio in America. Ervas “traduce”, sicuramente romanzandola un po’, una storia vera, perche i personaggi sono reali come le loro difficoltà e sofferenze. Ha scelto la prima persona diventando l’io narrante del padre Franco che forse stanco dei viaggi per medici ed ospedali e della vita che, per chi soffre di questa patologia, pare debba essere il più metodica e regolare, decide di viaggiare rompendo schemi ed automatismi tra preoccupazione e sconcerto, ma anche speranza e fiducia di parenti e conoscenti. Il viaggio, come tutti i viaggi ed in particolare poi questo con un compagno più che “speciale”, sarà ricco di eventi, sorprese, pericoli e sogni vissuti. Come suggestione un po’ mi ha ricordato il libro di Pirsig “Lo zen e l’arte di manutenzione della motocicletta” anche quello un viaggio in moto in America tra padre e figlio, ma che porta in altre direzioni. Quella di Ervas, Franco ed Andrea ci vuol condurre verso dubbi e certezze nuove “sappiamo di più delle galassie lontane,dei buchi neri, delle strutture più recondite della materia. Non è che l’autismo è un problema con troppe variabili? Una sfida troppo difficile? O non ci interessa abbastanza?…non si è nemmeno d’accordo su come chiamarli: disabili,diversamente abili, handicappati…gli eufemismi si sprecano. Io trovo che sarebbe più chiaro chiamarli dipendenti: Nel senso che dipendono da qualcuno, chi più chi meno. So bene che i dipendenti sono centinaia di milioni sul pianeta. Pero, questi particolari dipendenti non smettono mai di esserlo, non vanno mai, per così dire, in pensione”. Buon viaggio a tutti.